Le tecnologie e la connettività sempre più diffusa ci aiutano a gestire al meglio i nostri spazi di vita e i nostri comportamenti, che dovranno essere sempre meno impattanti per l’ambiente. Dotare gli spazi che abitiamo di soluzioni smart va proprio nella direzione di facilitare i processi, migliorando le nostre abitudini.
“La sostenibilità è un valore. Ne sono convinti 34,5 milioni di italiani, cioè il 69,5 per cento della popolazione, una percentuale che cresce di ben sette punti rispetto al 2020. All’indomani di Expo, nel 2015, appena il 42 per cento degli italiani si sentiva personalmente coinvolto nei temi della sostenibilità: ora siamo arrivati al 75 per cento, cioè tre su quattro."
7° Osservatorio nazionale sullo stile di vita sostenibile
LifeGate in collaborazione con Eumetra MR
Parlare di smart living vorrà dire, sempre di più, occuparsi di comportamenti sostenibili.
Per consentirvi di ascoltare il mio breve commento ma di ritrovare tutte le informazioni delle quali vi parlo, e molto altro, potrete scaricare un breve Summary dal sito www.labollani.it. Non ho la pretesa di essere esaustiva ma di condividere delle informazioni che spero possano esservi utili e sarei molto felice di raccogliere le vostre riflessioni.
Dati e opinioni
Pubblicato nei giorni scorsi il rapporto GreenItaly 2021
GreenItaly, da poco pubblicato, realizzato dalla Fondazione Symbola e da Unioncamere con la collaborazione del Centro Studi Tagliacarne, consente di fare il punto, con dati e storie, sulla situazione della green economy in Italia e sui suoi punti di forza. Al rapporto hanno collaborato Conai, Novamont, Ecopneus; molte organizzazioni e oltre 40 esperti. Il rapporto conferma il rafforzamento delle tendenze emerse negli anni passati in una parte importante del sistema produttivo italiano in merito alla possibilità di fare della sostenibilità ambientale il volano di una nuova ed innovativa economia.
La Commissione europea guidata da Ursula von der Leyen ha reso la spinta verso la transizione energetica ancora più forte basando la risposta alla crisi prodotta dalla pandemia con il Next Generation EU su tre pilastri:coesione, transizione verde e digitale. Siamo davanti a una nuova generazione di politiche in tutti i campi, destinate a cambiare in profondità anche lo scenario internazionale, dalle relazioni transatlantiche a quelle con Cina e Russia, al rapporto con i Paesi in via di sviluppo.
L’Italia è leader nell’economia circolare con un riciclo sulla totalità dei rifiuti - urbani e speciali - del 79,4% (2018): un risultato ben superiore alla media europea (49%) e a quella degli altri grandi Paesi come Germania (69%), Francia (66%) e Regno Unito (57%) con un risparmio annuale pari a 23 milioni di tonnellate equivalenti di petrolio e a 63 milioni di tonnellate equivalenti di CO2 nelle emissioni (2018) grazie alla sostituzione di materia seconda nell’economia. Confermiamo la leadership nella riduzione di materie prime per unità di prodotto (- 44,1% di materia per unità di prodotto tra 2008 e 2019). Tuttavia, per alcuni settori – acciaio e alluminio – i rifiuti prodotti non sono sufficienti a sostenere la produzione, pertanto il nostro Paese deve ancora far affidamento sull’importazione di materia seconda dall’estero. A sottolineare il potenziale dell’Italia nella valorizzazione di materia a fine vita, anche il quarto posto al mondo come produttore di biogas – da frazione organica, fanghi di depurazione e settore agricolo - dopo Germania, Cina e Stati Uniti.
Nella filiera del legno arredo già oggi il 95% del legno viene riciclato per produrre pannelli per l’arredo, con un risparmio nel consumo di CO2 pari a quasi 2 milioni di tonnellate/anno. Anche il complesso mondo dell’edilizia si muove in questa direzione, favorita dagli incentivi statali per l’efficientamento degli edifici.
Presentati i dati del 7° Osservatorio nazionale sullo stile di vita sostenibile.
L’Osservatorio nazionale sullo stile di vita sostenibile è l’indagine annuale sull’atteggiamento degli italiani nei confronti della sostenibilità, effettuata da LifeGate in collaborazione con Eumetra MR su un campione di 800 individui rappresentativo della popolazione maggiorenne
La sostenibilità è un valore. Ne sono convinti 34,5 milioni di italiani, cioè il 69,5 per cento della popolazione, una percentuale che cresce di ben sette punti rispetto al 2020.
All’indomani di Expo, nel 2015, appena il 42 per cento degli italiani si sentiva personalmente coinvolto nei temi della sostenibilità: ora siamo arrivati al 75 per cento, cioè tre su quattro.
Le grandi città si mostrano perfettamente in linea con la media nazionale, anche se con trend leggermente diversi: Milano in un anno passa dal 69 al 74 per cento, mentre Roma vede una lieve flessione dall’81 al 79 per cento.
La sostenibilità fa parte del vocabolario di un italiano su due, soprattutto grazie a espressioni come riscaldamento globale ed energie rinnovabili, ormai familiari per sette intervistati su dieci.
Anche l’atteggiamento appare propositivo, visto che il 90 per cento dei nostri connazionali chiede di limitare il consumo di plastica, l’89 per cento di produrre oggetti o confezioni sostenibili e l’87 per cento di investire nelle energie pulite.
Ma fino a che punto questi buoni propositi si traducono in comportamenti concreti?
Il 43 per cento degli italiani dichiara di limitare l’uso di bottiglie di plastica, il 25 per cento di spostarsi a bordo di mezzi poco inquinanti, il 45 per cento si dice disposto ad acquistare prodotti locali e made in Italy anche spendendo di più.
Certamente l’emergenza sanitaria ha lasciato il segno, con un incremento della povertà notato dal 79 per cento dei partecipanti all’Osservatorio. Questa dura esperienza però è stata anche l’occasione per riscoprirsi più coesi e responsabili: l’84 per cento dei cittadini ci tiene a supportare l’economia italiana attraverso i suoi acquisti, il 76 per cento a premiare le aziende sostenibili, il 63 per cento a scegliere i prodotti bio.
Smart Environment, ci crediamo davvero?
La conferenza delle Nazioni Unite sui cambiamenti climatici che si tiene a Glasgow è stata anticipata dalla pre-COP di Milano, In questa occasione la Fondazione per la Sostenibilità Digitale ha presentato i suoi dati sulla percezione degli italiani della relazione tra tecnologia digitale e sostenibilità ambientale.
Ormai è chiara alla maggior parte dei cittadini l’urgenza di cogliere le sfide del cambiamento climatico (per il 74% degli intervistati è una priorità) e dell’inquinamento (che rappresenta una priorità per il 76% degli intervistati): nonostante le percentuali siano elevate, però, occorre osservare che ancora per una persona su quattro questi problemi sono importanti, ma non prioritari.
Strumenti digitali per il risparmio energetico e il basso impatto ambientale
Sono le applicazioni ed i servizi orientati al monitoraggio ed alla riduzione dei consumi a guidare la classifica degli strumenti più utilizzati: quasi un italiano su tre fa uso regolare di elettrodomestici intelligenti (19.6%), lampadine controllabili tramite assistenti vocali (16.4%), impianti di riscaldamento e climatizzazione gestibili da remoto (12%), smart meter (15,5%).
Seguono, poi, le applicazioni per la gestione dei rifiuti, usate regolarmente da un italiano su cinque.
A guidare la classifica in questo caso sono le applicazioni che forniscono indicazioni ed assistenza per la raccolta differenziata (10.9%) e quelle implementate dai Comuni per la prenotazione del ritiro dei rifiuti ingombranti (10.4%), oltre ai sistemi per la prenotazione dell’accesso alle isole ecologiche (6.6%).
Infine, anche grazie ad alcune app di grande successo, stanno prendendo piede sistemi per abbattere gli sprechi alimentari, utilizzati regolarmente da un italiano su dieci.
Se le case non sono smart cerchiamo di migliorarle
Lo dice una ricerca di Gabetti dei primi mesi del 2021, su dove e come si lavora in casa:
La ricerca ha cercato di capire come il lavoro da remoto stia incidendo sulle esigenze abitative. A livello di location, oltre l’80% di coloro che svolgono smart working, utilizzano la dimora abituale, mentre il 10% la seconda casa (la quota residua si suddivide tra abitazioni di congiunti, residence aziendali e hotel). In secondo luogo, abbiamo chiesto al nostro campione di indagine in quale degli ambienti dell’abitazione opera quando lavora da remoto. Dall’analisi dei risultati è emerso che solo il 22% dispone di una vera e propria stanza studio, mentre il 43% ha risposto di lavorare in soggiorno e circa il 15% in camera da letto. Il 9% ha invece dichiarato di lavorare cucina, mentre la restante parte in modo indifferente tra i vari ambienti dell’abitazione, alcuni dei quali assumono le forme di una stanza multifunzionale adibita per diverse attività, che non trovano spazio in soggiorno o in camera da letto.
Fonte: Ricerca Gabetti, “Smart Working e nuove esigenze abitative”, 2021.
Circa il 24% dei rispondenti ha effettuato, o effettuerà, modifiche interne all’abitazione in termini sia di una diversa organizzazione interna degli spazi, sia di arredamento. Un’esigenza soprattutto di chi ha sufficiente spazio per lo smart working - anche se si è in due a dover lavorare da casa - ma non ha trovato la giusta razionalizzazione degli spazi per la realizzazione delle postazioni ufficio.
L’impatto diretto dello smart working sui bisogni abitativi è dimostrato dal fatto che quasi 9 smart workers intervistati su 10 hanno dichiarato di avere cambiato o avere in programma di modificare la propria situazione abitativa: se una parte, il 24%3 , si potrà organizzare effettuando migliorie interne alla propria abitazione, anche con iniziative di ristrutturazione grazie agli incentivi fiscali, la restante parte si orienterà verso l’acquisto o l’affitto di una nuova abitazione di dimensioni più ampie o con spazi meglio organizzati. Per chi risiede in un’abitazione in affitto di metrature ridotte, con spazi non più idonei o in condivisione con altri lavoratori, la scelta potrebbe ricadere nell’acquisto di una prima abitazione oppure nella ricerca di nuove soluzioni del living più all’avanguardia e innovative. Ne sono un esempio le strutture di Co-living in cui agli spazi privati di un appartamento tradizionale si affiancano una serie di servizi già inclusi nel canone mensile di affitto (ex servizio di concierge, rete wifi, spazi in co-working). Chi invece è già proprietario di un’abitazione che non offre però spazi adeguati alla nuova modalità di lavoro, potrebbe valutare invece un acquisto di un’abitazione più ampia o una di pari metratura, ma all’interno di uno stabile dotato di servizi innovativi come un’area co-woking.
Tecnologia
IoT, energia e risparmio, sono gli elementi virtuosi
Nell’anno della pandemia, il mercato dell’Internet of Things in Italia ha raggiunto i 6 miliardi di valore per un totale di 93 milioni di oggetti connessi, di cui 34 milioni di connessioni cellulari (+10%) e 59 milioni abilitate da altre tecnologie (+15%) (fonte: Osservatorio IoT del Politecnico Milano).
Andando ad osservare da vicino il mercato dell’IoT, vediamo che il primo segmento, non a caso, è costituito dallo smart metering & smart asset management nelle utility - sistemi per la telelettura e telegestione dei contatori di energia elettrica, gas e acqua - (1,5 miliardi di valore, -13%), spinto dagli obblighi normativi, ma è l’agricoltura smart a riportare la crescita maggiore (+17% per 140 milioni di valore), seguita dalle soluzioni smart per la fabbrica (385 milioni di euro, +10%) e dalla logistica smart (610 milioni di euro, +4%), con soluzioni usate per la gestione di flotte aziendali e di antifurti satellitari e 1,9 milioni di mezzi per il trasporto merci connessi tramite Sim.
Le imprese che impiegano dispositivi intelligenti riescono a ottimizzare i propri sistemi e processi. Nella manifattura, ad esempio, i dati provenienti da macchinari connessi (Smart Factory) consentono una migliore gestione delle attività di manutenzione, anticipando il malfunzionamento, invece di correggerlo, e riducendo tempi e costi legati all’inattività del macchinario. Le città, infine, possono migliorare la gestione del patrimonio pubblico ed erogare nuovi servizi ai cittadini grazie all’impiego di soluzioni IoT sul proprio territorio. Un esempio è l’installazione di contatori idrici, che portano benefici per i gestori della rete idrica e per i cittadini sia dal punto vista economico, come la lettura del contatore da remoto, maggiore accuratezza della bolletta, rilevazione di frodi e identificazione di guasti, sia ambientale, come il risparmio di acqua, stimato fra 0,9 e 3,4 milioni di metri cubi all’anno (circa 18-20 m3/anno risparmiati da ogni famiglia).
Design
Qualche notizia sui prodotti, la tecnologia è in rapida evoluzione e si confronta con il mondo delle costruzioni.
Per chi voglia sperimentare una abitazione smart di ultima generazione a Milano è possibile visitare la Smart Home Samsung con il simulatore virtuale.
Prenotare la visita al link https://www.samsung.com/it/campaign/smart-home/
Samsung lavora ad uno smart living totale. Dalla cucina, con il frigorifero BESPOKE e i Microonde Glass Design, alla purificazione e climatizzazione con Samsung Cube™ e il nuovo Samsung WindFree™ Pure 1.0, fino all’intrattenimento con i TV 8K e Lifestyle,
Interessante il sempre più stretto legame tra le tecnologie ad incasso e le interfacce tecnologiche che implementano il sistema edilizio.
E se parliamo di IoT, sono già installabili le placche a comando vocale.
La serie Living Now BTicino
Bticino guida alla scelta delle soluzioni mediante un configuratore per la Smart Home
Attivando le skill per Amazon Alexa o le action per Google Assistant si possono gestire con la voce luci, tapparelle e tende, il clima e le prese di corrente, configurare delle routine nonché richiamare gli scenari dei sistemi connessi Vimar configurati con l’App View. Il sistema View wireless è gestibile anche con Siri.
Quando la smart home si affida al fai da te
Prodotti e intelligenti e smart home: Elettricomagazine.it ci parla dei test e delle certificazioni
Abiteremo connessi e in modalità smart che significherà anche lavorare sui nostri comportamenti per essere meno impattanti sull’ambiente.
A presto da #LaBollani
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